Rettoria San Domenico
La Storia
L'attuale chiesa venne edificata nella seconda metà del XVIII secolo sull'area
ricavata della demolizione della duecentesca chiesa di Santa Croce, di cui resta solamente il piccolo campanile romanico,
incorporato nell'attuale edificio, e la cappella dedicata a San Giovanni, all'interno del penitenziario femminile adiacente
all'edificio.
La fondazione della chiesa di Santa Croce è attribuita alla figura del beato Nicola Paglia da Giovinazzo, discepolo di
San Domenico che, durante un soggiorno a Trani nel 1224, ebbe una visione in cui una croce raggiante indicava il luogo
prescelto dove costruire una nuova chiesa e un nuovo monastero per il nascente ordine domenicano. Il monastero fu il primo
convento domenicano istituito in Puglia. La costruzione proseguì negli anni successivi, come attesta una donazione del 1227
di cento once d'oro alla fabbrica del convento de'Predicatori. Il complesso di Santa Croce sorse in una zona scarsamente
urbanizzata all'epoca, relativamente lontana dal borgo medievale ma inclusa nel progetto di espansione muraria portato avanti
da Federico II di Svevia.
Nel 1291 il convento divenne sede di una scuola di teologia, in particolare lo studium in naturis, ovvero l'insegnamento della
filosofia aristotelica in materia di fisica, psicologia, metafisica e astronomia. Originariamente assegnata nel 1288 al convento
della vicina Barletta, istituito nel 1238, la scuola venne divisa in due sezioni, lasciando a Barletta lo studium veteri logice
et tractatuum. La preparazione filosofica dei giovani domenicani poteva essere completata tra le due città adriatiche, mentre
gli studi in artibus (in logica e grammatica) venivano effettuati in altre sedi.
Il cenobio crebbe durante l'epoca angioina, grazie soprattutto ai privilegi concessi direttamente dai sovrani del Regno:
Carlo II d'Angiò donò una rendita di un fiorino a settimana a partire dal 1294, lascito a cui obbligava tutti i suoi eredi
in remissione dei suoi peccati. Il privilegio venne confermato da Alfonso d'Aragona nel 1494 e sopravvisse fino alla metà
del XVIII secolo. Carlo d'Angiò fu particolarmente magnanimo con i domenicani, concedendo loro anche sedici tomoli di sale
(privilegio confermato da Ferdinando d'Aragona nel 1465) e nel 1304 un campo di terra vacua situato nei pressi del convento
e utilizzato in precedenza dalla comunità ebraica tranese come cimitero. I domenicani erano infatti particolarmente attivi
nella conversione degli ebrei, fortemente appoggiata dai primi sovrani angioini: a partire dalla seconda metà del XIII secolo
le quattro sinagoghe cittadine verranno progressivamente riconvertite al culto cristiano, tra cui la sinagoga riconsacrata
con il nome di San Pietro Martire, in onore dell'inquisitore domenicano Pietro da Verona ucciso nel 1252.
La presenza di sepolture e altari patrocinati dalle principali famiglie nobili tranesi testimoniano l'importanza di Santa Croce
prima e di San Domenico poi nelle diverse epoche della storia della città.
Il progetto per la costruzione di una nuova chiesa monumentale iniziò nella prima metà del XVII secolo grazie all'opera
dall'arcivescovo Diego Alvarez, anch'egli appartenente ai domenicani. Tuttavia i lavori iniziarono e vennero completati
più di un secolo dopo, nel 1763.
La chiesa di San Domenico venne dichiarata Santuario della Madonna del Rosario nel 1966. Il culto della Madonna del Rosario è però attestato a Trani fin dal 1600, come dimostra la testimonianza di una processione devozionale in atti del 1689 e la presenza di una Confraternita (Confraternita del SS. Rosario) con sede proprio in San Domenico fin dal 1712. La Confraternita si estinse intorno al 1960. La chiesa di San Domenico ospitò per un breve periodo anche la Confraternita di San Vito Martire, una delle più antiche in città: dopo la demolizione della chiesa di San Vito nel 1827, situata nei pressi di San Domenico, la Confraternita si trasferì in seguito nella chiesa del Carmine e successivamente in quella di Santa Chiara, dove tuttora risiede.
La chiesa di San Domenico è tutt'oggi adibita al culto, ospitando anche convegni, mostre artistiche e concerti di musica classica.
Il monastero di Santa Croce venne soppresso nel 1809 durante l'occupazione napoleonica, restaurato nel 1821 e definitivamente soppresso immediatamente dopo l'Unità d'Italia. Prima della sua definitiva soppressione, nel 1849 il convento ospitò il Liceo, diretto dai frati domenicani. Nel 1867 il convento divenne sede del penitenziario femminile, uso a cui è tutt'oggi adibito.